Giovedì 13 gennaio 2022

Continua la ripresa tra luci e ombre: aumentano i dipendenti a termine, si ferma il commercio

a cura di: Dott. Gianmaria Vianova
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Continua la ripresa tra luci e ombre: aumentano i dipendenti a termine, si ferma il commercio

Dati in chiaroscuro per l'economia italiana nelle ultime rilevazioni dell'Istat. La ripresa economica prosegue infatti con le stesse contraddizioni che le statistiche avevano fotografato nei mesi precedenti. Nel mese di novembre sono aumentati gli occupati, con una riduzione dei disoccupati e degli inattivi, e questo è il dato positivo. Meno rassicuranti sono i numeri del commercio al dettaglio che nello stesso mese hanno registrato una caduta rispetto ad ottobre, complicando il recupero dei livelli pre-crisi.

Partendo dal dato positivo, quello che riguarda il mercato del lavoro, va sottolineata la continuità del recupero dei posti con il mese di ottobre. Rispetto al mese precedente, infatti, si contano 64mila occupati in più. Questo numero però va confrontato con le altre due componenti del sistema, ovvero i disoccupati e gli inattivi. Anche in questo caso i dati rassicurano perché il numero degli inattivi è sceso di 46mila unità rispetto a ottobre e, ciò nonostante, il numero dei disoccupati è stato rivisto al ribasso di 43mila unità (non è scontato che ad una diminuzione degli inattivi scenda anche il numero dei disoccupati, segno che l'offerta di manodopera è stata assorbita dal mercato).

Resta un nodo importante da sciogliere. L'aumento degli occupati è stato infatti ancora una volta sostenuto dalla componente dei lavoratori dipendenti a termine. Questi ultimi sono aumentati di 19mila unità rispetto ad ottobre, con una diminuzione di 21mila permanenti. Spinge al rialzo il saldo complessivo il numero degli indipendenti, che torna a salire di 66mila unità e appiana le distanze con il mese di novembre 2020 (+4mila), con numeri tuttavia ancora lontani da quelli pre-pandemia. Il quadro del mercato del lavoro merita un approfondimento: dei 494mila lavoratori in più, 490mila sono legati all'aumento dei subordinati. Questi 490mila sono composti di 448mila dipendenti a termine in più e da soli 42mila permanenti in più rispetto a novembre 2020. È insomma l'occupazione a tempo determinato che traina il mercato del lavoro, un importante sintomo di incertezza e timore per le prospettive di lungo periodo.

Un indicatore più aggiornato dell'andamento dell'economia potrebbe essere invece rappresentato dal commercio al dettaglio. Stando alle stime dell'Istat nel mese di novembre 2021 le vendite sono scese dello 0,4% in valore rispetto ad ottobre. Interessante come a determinare questa discesa siano stati i beni alimentari, solitamente caratterizzati da una domanda rigida (-0,9%). Il confronto con il mese di novembre 2020 invece riporta un aumento delle vendite con tassi a doppia cifra, visto il diverso tenore delle limitazioni alle libertà economiche e delle restrizioni per contrastare la diffusione del virus: le vendite crescono del 12,5%, con un +22,6% per i beni non alimentari e una sostanziale stazionarietà per i beni alimentari (+0,5%).

Commenta Istat: "A novembre 2021 le vendite al dettaglio segnano un calo congiunturale, mentre in termini tendenziali registrano una crescita sostenuta, trainata dal deciso aumento delle vendite dei beni non alimentari che riguarda sia le imprese operanti su piccole superfici sia la grande distribuzione. In quest'ultima forma di vendita sono gli esercizi commerciali specializzati e quelli non specializzati a prevalenza non alimentare a registrare gli aumenti maggiori. Occorre considerare che i risultati sono condizionati dal confronto con novembre 2020, quando molti settori avevano subito limitazioni delle attività a causa dell'emergenza sanitaria".

 

AUTORE:

Dott. Gianmaria Vianova

Gianmaria Vianova, classe 1996, si è laureato in economia e management presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza nel 2018. Attualmente è iscritto al corso di laurea magistrale in Economia...
e Finanza presso l'Università degli Studi di Milano-Bicocca. Dal 2017 collabora con il quotidiano Libertà di Piacenza, occupandosi di temi economici e cronaca.
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    L’attribuzione del Trattamento di Fine Mandato (T.F.M.) quale compenso aggiuntivo da riconoscere agli amministratori di una società, presenta vantaggi importanti che si manifestano su due piani:

    - fiscale
    - gestionale/strategico.

    1. Vantaggi fiscali
    Il T.F.M. rappresenta un'importante leva di pianificazione fiscale per le società e un significativo beneficio per i suoi amministratori.
    Questo compenso, erogato al termine del rapporto di amministrazione, se correttamente strutturato, offre un duplice vantaggio fiscale: per l'azienda che lo accantona e per l'amministratore che lo percepisce.
    I benefici fiscali del T.F.M. si articolano principalmente in due ambiti:

    - la deducibilità del costo per competenza per la società, con conseguente riduzione dell'imponibile IRES ogni anno e
    - la tassazione separata per il percipiente.


    2. Vantaggi gestionali e strategici
    Tralasciando il caso – peraltro molto frequente nelle società di piccole dimensioni (cosiddette “familiari”) di attribuzione del TFM per aspetti principalmente fiscali, è utile considerare il TFM un potente strumento di gestione aziendale perché favorisce questi importanti fattori:

      • fidelizzazione e incentivazione: il TFM agisce come un incentivo a lungo termine. Sapendo di avere una somma importante che matura nel tempo, l'amministratore è più propenso a rimanere legato alla società e a lavorare per il suo successo duraturo. È un modo per premiare la lealtà e la permanenza.
      • attrazione di talenti: in fase di assunzione di un manager di alto profilo, offrire un pacchetto retributivo che include anche il TFM rende la posizione più attraente e competitiva rispetto a società che offrono solo un compenso fisso.
      • pianificazione finanziaria: accantonare il costo anno per anno permette una gestione finanziaria più ordinata e prudente. La società non si troverà a dover affrontare un esborso improvviso e imprevisto alla fine del mandato, poiché il costo è stato spalmato contabilmente su più esercizi, dando una rappresentazione più fedele della situazione patrimoniale.

    In conclusione, per la società il TFM non è semplicemente un costo aggiuntivo, ma un investimento strategico che, se correttamente pianificato, genera un importante risparmio fiscale immediato e contribuisce a creare un rapporto più solido e duraturo con il proprio management.

    Questo lavoro affronta i principali aspetti civilistici e fiscali e indica il modo corretto di operare, per permettere l’imputazione della quota annua di costo societario per competenza ed evitare che lo strumento utilizzato porti a contestazioni o riprese fiscali da parte dell’Amministrazione Finanziaria.

    Fa parte di questo strumento pratico operativo (tool) il verbale di assemblea dei soci.

    a cura di: Studio Meli S.t.p. S.r.l.
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